Il cervello si rigenera anche in tarda età. Scoperto come nascono i nuovi neuroni

Ricerca del Karolinska pubblicata su Science. Da decenni si cercava di capire se il cervello umano fosse capace di ripopolarsi con neuroni freschi o se fosse destinato solo a esaurirli.

Non tutto è perduto, per il nostro cervello. È vero che il numero dei neuroni si depaupera con l’età. Ma esiste anche una riserva di cellule pronte a crescere e rimpiazzarli nel momento del bisogno. La risposta finale nel dibattito ormai decennale sulla capacità di rigenerarsi del cervello umano arriva da una ricerca del Karolinska Institutet di Stoccolma pubblicata sulla rivista Science, ed è positiva.

“Siamo riusciti a identificare le cellule da cui derivano i nuovi neuroni. Abbiamo dimostrato che esiste una continua formazione di neuroni nell’ippocampo del cervello adulto”, ha spiegato Jonas Frisén, che insegna biologia delle cellule staminali al Karolinska.

La dimostrazione

I ricercatori hanno usato tutto l’arsenale delle nuove tecnologie nel campo della genomica. “Hanno fatto un lavoro enorme. Alla fine sono riusciti a provare l’esistenza della neurogenesi, cioè della formazione di nuovi neuroni, anche nell’essere umano”, spiega Gabriele Miceli, neurologo e preofessore a contratto dell’università Cattolica di Roma

Lo studio è partito dall’analisi di 24 campioni di cervello prelevato da persone decedute: 6 bambini, 4 adolescenti e 14 adulti fino a 78 anni. Al loro interno sono state individuate alcune cellule staminali immature ma pronte a trasformarsi in neuroni e altre che avevano già intrapreso il percorso di maturazione verso i neuroni adulti. La scoperta è avvenuta grazie all’analisi lunga e meticolosa dell’Rna di centinaia di migliaia di cellule.

“La neurogenesi è stata dimostrata in tutti i bambini, nella metà degli adolescenti e in due terzi degli adulti”, conferma Miceli. È il segno che la capacità di rigenerazione del cervello esiste, ma non per tutti, non sempre nella stessa misura, e tende a ridursi con l’età: un fenomeno d’altra parte comune a tutti gli organi del corpo.

Una controversia decennale

“All’inizio prevaleva un dogma. Non si riteneva possibile che dopo la nascita nel cervello si generassero nuovi neuroni”, spiegano in un editoriale sempre su Science Margaux Quiniou e Sebastian Jessberger dell’università di Zurigo. “Poi negli anni ’60 alcuni studi hanno osservato la neurogenesi nei topi da laboratorio. In quella specie la formazione dei nuovi neuroni avveniva in diverse regioni del cervello, tra cui l’ippocampo”.

Proprio sull’ippocampo si sono concentrati i ricercatori svedesi, individuando i neuroni appena generati in una sezione chiamata giro dentato. “Il ruolo dell’ippocampo – prosegue l’editoriale – è importante per la memoria, l’apprendimento e l’umore. Quest’area viene danneggiata da malattie come l’Alzheimer”. Per questo il Karolinska è partito da qui.

I tentativi di replicare le osservazioni fatte sulla neurogenesi nei roditori anche in altre specie andavano avanti da oltre cinquant’anni. Ma la prova decisiva, per quanto riguarda l’uomo, era rimasta fino a ieri elusiva. “Oggi possiamo dire di averla trovata, e in persone di tutte le età” conferma Miceli. “Ma come sempre, per una risposta che ci offre, lo studio svedese apre anche tanti punti interrogativi nuovi”.

Le domande che restano da affrontare

“Il primo riguarda la variabilità fra gli individui. Perché alcune persone nello studio svedese hanno mostrato segni di neurogenesi e altre no? Presumo che ci siano ragioni genetiche e non basti certo fare la settimana enigmistica per attivare nuovi neuroni, ma è un quesito critico e dovrà essere affrontato in studi futuri. E’ evidente che esistono persone che invecchiano in modo brillante e altre meno. Sarebbe importante scoprire se questo dipende da una diversa efficienza del meccanismo di neurogenesi”.

Gli scienziati svedesi si sono concentrati sull’ippocampo anche perché è un’area minacciata dalle demenze. “E’ una regione legata alla memoria e coinvolta nello sviluppo dell’Alzheimer. Era naturale che la ricerca cominciasse da lì”, spiega Miceli.

“Ora però viene naturale chiedersi se la neurogenesi coinvolga allo stesso modo anche altre zone del cervello e altri tipi di cellule del sistema nervoso. Sappiamo ad esempio che la corteccia cerebrale è un’area molto plastica. La sua capacità di adattamento dipende dalla presenza di nuovi neuroni, dalla riorganizzazione di quelli vecchi, che si attivano per formare nuovi assoni e dendriti, o da entrambi i meccanismi? E perché il processo di maturazione delle staminali dei neuroni sembra essere più lento, ad esempio, di quello di una cellula del sangue?”.

In un giorno che si teme non vicino la rigenerazione delle cellule nervose potrebbe essere sfruttata per recuperare le funzioni perse dopo un ictus o un’emorragia cerebrale. “I pazienti colpiti da un danno cerebrale seguono in genere protocolli di riabilitazione simili, eppure le loro capacità di recupero sono molto variabili”, spiega Miceli.

“Qualcuno ci sorprende in positivo, qualcun altro non riesce a migliorare come spereremmo. A oggi non sappiamo il perché, ma comprendendo come avviene la neurogenesi un giorno forse potremo aiutare questi pazienti a guarire meglio”.

 

 

Fonte: laRepubblica