Atene, Lisbona e Madrid. In queste tre città d’Europa, l’estate dura fino a cinque mesi. Ed il caldo prolungato supera i 32°C per molte settimane. Da qui la valutazione che l’estate, in molte aree del mondo e del vecchio continente, superi i canonici tre mesi, sulla base della suddivisione in quattro stagioni. Ad evidenziare quella che purtroppo non è un’anomalia annuale, ma un cambiamento progressivo, di cui ci accorgiamo anno dopo anno, è uno studio indipendente.
A realizzarlo la Ong, Climate Resilience for All, che per un periodo di 4 anni – dal 2019 al 2023 – ha messo sotto la lente d’ingrandimento 85 città in tutte le zone climatiche del mondo, valutando la durata delle stagioni calde, ma escludendo l’umidità. È stato analizzato il primo e l’ultimo giorno in cui ogni città ha raggiunto i 32°C, quella che viene definita come soglia di caldo estremo.
I ricercatori hanno scoperto che le cosiddette “stagioni del caldo”, l’estate per intenderci, non sono più da circoscrivere ai mesi estivi riconosciuti, ma hanno una durata molto più lunga. Quanto? In media, le stagioni mediamente calde (non estreme) durano 214 giorni in alcune delle città prese in esame, cioè superano i 7 mesi. Invece in 20 delle 85 città analizzate, si possono verificare giornate estremamente calde in qualsiasi momento dell’anno. Città tropicali come Bangkok, Manila, Singapore e Rio de Janeiro affrontano stagioni calde quasi tutto l’anno, con temperature di 32°C registrate in ogni mese.
Rilevate anche variazioni significative nelle medie latitudini, come New York, Melbourne, Berlino e Buenos Aires che mostrano durate variabili di questi periodi di alte temperature. Città come Dacca, Nuova Delhi e Il Cairo, nell’emisfero australe, registrano temperature estremamente calde con probabilità maggiore all’inizio e alla fine dell’anno.
Lo studio ci dice che è la capitale della Grecia, Atene, a dover affrontare delle estati impegnative, le più lunghe, con temperature elevate per almeno 145 giorni. Quasi cinque mesi: da metà maggio a inizio ottobre. Il fenomeno del caldo urbano è esacerbato dall’effetto isola di calore, causato da infrastrutture densamente costruite, spazi verdi limitati, asfalto sulle strade, e una rapida migrazione urbana che concentra persone e sviluppo nelle città.
Tirana, invece, la capitale dell’Albania, è al secondo posto nella classifica con 143 giorni di caldo estremo. In Portogallo, la stagione estiva di Lisbona dura circa 136 giorni, cioè dalla fine della primavera all’inizio dell’autunno. Madrid, in Spagna, registra una stagione calda di 119 giorni, da fine maggio a metà settembre.
Anche a Parigi, ci sono quasi tre mesi di caldo estremo, con temperature superiori a 32°C, da metà giugno a metà settembre. Monaco di Baviera e Varsavia in Polonia, hanno stagioni di caldo più brevi, ma comunque significative, della durata di un mese o due, ma si tratta di città che fino a pochi anni fa avevano un clima piuttosto rigido. Purtroppo tra le 85 città messe a confronto dallo studio non ci sono italiane, per cui non ci sono dati da riferire. Ma si potrebbe considerare, che trovandoci nell’area mediterranea, è probabile che le nostre città del Centro-sud, come Roma, Napoli, Palermo siano collocabili vicino alla situazione di Grecia o Spagna, sia in termini di temperature che di lunghezza periodica di caldo estremo.
Ma perché le stagioni calde più lunghe sono un problema? Non è una domanda retorica, non tanto e solo per l’impatto ambientale, quanto dal punto di vista della salute umana. Infatti, altre ricerche hanno rilevato che i cambiamenti climatici hanno aggiunto in media 30 giorni di caldo estremo per circa la metà della popolazione mondiale lo scorso anno. Parliamo di quattro miliardi di persone esposte a temperature prolungate e pericolose, che possono far insorgere patologie strettamente correlate al clima o aggravare quelle preesistenti, soprattutto di anziani e soggetti più vulnerabili. Ne deriva una pressione crescente sui sistemi sanitari, anche di paesi meno attrezzati di quelli occidentali.
Il dato di fatto è poco rassicurante. ”Non possiamo più considerare il caldo come una normale parte dell’estate. La stagione estiva che molti di noi conoscevano un tempo è scomparsa“, sono le parole di Kathy Baughman McLeod, Ceo di Climate Resilience for All, che aggiunge: “Le città non sono mai state progettate per il caldo e ora devono affrontare nuovi shock e stress da ondate di calore”.
Dunque come proteggerci da ondate di calore sempre più frequenti e prolungate? Secondo il rapporto, nonostante la crescente minaccia, le misure di pianificazione e di risposta dei governi per il caldo sono inesistenti o inadeguate alla portata della crisi.
“È indispensabile diffondere la consapevolezza e la comprensione del caldo estremo, in modo che i governi, le aziende e i datori di lavoro gestiscano i rischi e gli impatti con l’urgenza che queste condizioni richiedono”, ha evidenziato Baughman. Servono dunque, nuove aree di verde, soprattutto nelle città più grandi, il miglioramento della progettazione degli edifici, la designazione di aree di rifugio fresche e lo sviluppo di sistemi di allarme.
Fonte: la Repubblica