Il 60% degli italiani non paga le tasse: le verità non dette su fisco, pensioni e sanità

Più della metà dei connazionali non paga tasse e non contribuisce a sostenere i servizi di un Paese dove gli interessi sul debito superano le spese per la scuola. Ma la politica continua a dare bonus per cercare consensi.

 

La sola possibilità di conservare e migliorare la democrazia e i valori civili e sociali nei Paesi europei e in Italia è quella di dire la verità ai cittadini, a quel popolo nel cui nome spesso la politica ha fatto disastri. Li ha fatti perché soprattutto negli ultimi 25 anni si è modificata la forma e la metodologia di cattura del consenso, sempre più basata su promesse e maggiori benefici: più servizi gratis e meno tasse per tutti.

Questo soprattutto nel nostro Paese. Con tre gravi effetti:

1) uno spaventoso aumento dei debiti pubblici che nel 2024 a livello mondiale hanno superato i 100 mila miliardi di dollari pari a circa il 100% dell’intero Pil mondiale. L’Italia si colloca ai vertici di questa poco onorevole classifica con quasi il 135% di rapporto debito/Pil e, a differenza di altri Paesi, con scarse possibilità di miglioramento.

2) Non dire la verità, anzi dire cose a volte errate ma utili per conquistare il consenso politico (i voti), ha annebbiato e confuso una parte dei cittadini che pensano sia loro diritto avere tutto e gratis. O quasi. Siamo diventati la società dei diritti e la parola doveri, che sono le fondamenta dei diritti, sembra essere sparita dal vocabolario. Ma se mancano i doveri, la sanità non funziona, i treni arrivano in ritardo, la scuola non è più maestra di vita e la società peggiora, diventa rabbiosa. E allora, per rabbonirla, ecco i bonus, la decontribuzione (non mi paghi i contributi ma avrai lo stesso la pensione), l’assegno unico per il nucleo familiare (la paghetta di Stato). Le bollette sono care? Interviene lo Stato. E così i cittadini cominciano a pensare: se lo dicono loro, i politici, che siamo massacrati di tasse e che abbiamo così tanti diritti, sarà vero o ci piace pensare che sia vero.

3) Il risultato è tragico e non solo in Italia: instabilità politica, estremismi. Ma anche movimenti nazionalisti ed antieuropei.

Italiani «brava gente»

Ma quali sono le verità che andrebbero dette nel nostro Paese che, a parte l’exploit dopo il Covid, è da oltre vent’anni che cresce con percentuali bassissime?

La prima: quanto può durare un Paese in cui il 60% non paga tasse, un 24% versa quelle appena sufficienti per pagarsi i servizi di base. Così tutto il carico fiscale è sulle spalle del 17% della popolazione che dichiara redditi da 35 mila euro lordi l’anno in su. Per pagare la sola sanità (il diritto inalienabile) a questo 60% occorre che qualcun altro metta sul piatto ogni anno quasi 6o miliardi, mentre per finanziare la scuola ce ne vogliono altri 66, sempre a carico dei pochi e del debito. Poi c’è tutto il resto: strade, assistenza (altri 83 miliardi di redistribuzione), funzionamento delle amministrazioni.

La seconda verità è che ci strappiamo le vesti perché nascono pochi bambini ma la verità è che su 38 milioni di italiani in età da lavoro, facciamo fatica a trovarne 24 milioni che lavorano e così siamo ultimi in tutte le classifiche Eurostat e Ocse per donne, giovani, over 55 (ne lavora solo il 57%) e totale. E meno male che ci sono gli stranieri se no la metà dei servizi turistici alberghieri, i bar, ristoranti, manutenzioni e giardinaggi, l’agricoltura, le consegne di pacchi e cibi , sarebbero fermi. Gli italiani sono brava gente ma siamo in cima alle classifiche per evasione fiscale e contributiva; primi per malavita organizzata: a proposito ma quanti sono i malavitosi delle 5 mafie? Perché non ci sono stime? Sono un milione o anche di più visto il Pil occulto che generano?

Verità scomode

Terza verità scomoda: se venissimo invasi quanti giorni resisteremmo? Tra munizioni, soldati e mezzi, forse 2 o 3 giorni? Non farebbe nemmeno in tempo ad intervenire la Nato che saremmo già ko.

Perché non dire agli italiani che se nessuno paga la sanità e la scuola non si può pretendere di avere questi servizi, visto che insegnanti, medici, infermieri, vanno pagati. Fosse il 4/6% di popolazione bisognosa lo sforzo si potrebbe fare, ma il 60% è insostenibile. Perché non dire che non ci sono le risorse se quasi 30 milioni di italiani presentano l’Isee per avere servizi gratis o a sconto; perché non dire che è complicato per il povero 15% sopravvivere con una tassazione che a breve paralizzerà il Paese.

Perché lavorare se il risultato di queste mancate verità è: meno dichiari (e meno lavori in chiaro) e più soldi e servizi ti dò, mentre più dichiari e più ti tartasso di imposte e a meno servizi avrai diritto.
Questo è lo slogan attuale della nostra politica che si riempie la bocca di fragili e poveri. Esistono? Certo che sì, ma andrebbero aiutati con cure e lavoro, non con soldi e prebende. Anche perché nel 2008 spendevamo per i poveri 73 miliardi; oggi ne spendiamo oltre 165 ma gli indigenti assoluti (quelli delle code per un pasto) che erano 2,1 milioni, oggi sono 5,8 milioni mentre i poveri relativi sono passati da 5,6 a 8,7 milioni.
Nel 2008 per il gioco d’azzardo gli italiani spendevano poco; oggi 159 miliardi (più della spesa sanitaria). I telefonini, Spotify, le Tv a pagamento, i device non c’erano: oggi gli italiani sono primi in classifica per spese in tecnologia e nel digitale, come pure per i consumi di acqua e cibo.
Il partito che vorrà dire la verità agli italiani vincerà le elezioni e durerà molto. Speriamo di non dover aspettare il default del Paese.

 

 

Fonte: Alberto Brambilla  di  Corriere.it